Oggi in una discussione per l’ennesima volta mi sono ritrovato a trattare alcuni argomenti purtroppo sconosciuti a molte persone, ar...
Oggi in una discussione per l’ennesima volta mi sono ritrovato a trattare alcuni argomenti purtroppo sconosciuti a molte persone, argomenti che riporto di seguito.
Di fondo sono tematiche legati ad un errore di logica che spesso rischiamo di incappare. Questo errore è legato a questa evidenza:
in termini sociali ed economici non è possibile traslare la propria esperienza, (di persona singola), come esperienza usabile e spendibile per la gestione economica, di uno Stato.
Motivo? Provo prima a spiegarlo con un esempio senza dover tirare in ballo la “la teoria dei gruppi” e la “teoria dei tipi logici” che dimostrano il motivo per cui non è possibile.
Più o meno tutti noi sappiamo che quando siamo in coppia, in relazione con una persona, affrontiamo problemi (economico, relazionali e di regole di comportamento e convivenza) che da singol non abbiamo. Se abbiamo una famiglia, dei figli, dei nonni, e così via, affrontiamo problemi (economico, relazionali e di regole di comportamento e convivenza) che da singol non avevamo. Allo stesso modo solo molto più esteso una comunità, una città, una provincia, una regione e uno Stato devono affrontare e risolvere problemi anche di ordine logico, oltre che economico, organizzativo e giuridico pertanto anche di regole di comportamento e convivenza civile, che una persona singola da sola non ha.
La gestione economica di una persona singola non ha gli elementi necessari e sufficienti per affrontare i problemi legati alla gestione di uno Stato e della sua economia.
Non è possibile in termini di logica sociale quindi di uno Stato (né in matematica né in insiemistica), usare lo stesso schema di pensiero che funziona per una persona singola.
Pertanto diffidate di qualunque politico che usa a suo vantaggio argomenti del tipo:
“quello che funziona per una persona, per una persona normale, per un buon padre di famiglia deve poter funzionare anche per lo stato.
Se vogliamo evitare di cadere ancora nelle trappole logiche di persuasione e accondiscendenza che usano i politici nei loro discorsi, quando propongono argomenti a noi vicini ma errati per la gestione di uno Stato, ricordiamoci semplicemente: quello che funziona per me come singolo, non è detto che funzioni né nella coppia, né nella famiglia, né nella comunità, tanto meno per lo Stato.
Quando usiamo questo anticorpo non ci possono fregare più. Anche senza dover per forza conoscere “la teoria dei gruppi” e la “teoria dei tipi logici” e le lori implicazioni sociali, politiche, economiche.
Nella stessa discussione che ho affrontato oggi mi è stata posta questa domanda:
“Quali sarebbero le “leggi” che regolano la convivenza e limitano la libertà personale?”
Lo sono tutte. Le leggi disciplinano il comportamento delle persone all’interno di uno Stato di diritto o come riporta un qualsiasi dizionario: regolano la condotta individuale o sociale degli uomini. E il termine legge guarda caso deriva da “essere legato a”. In quanto cittadino italiano, la “libertà individuale” è al quanto limitata a favore del vivere civile nel rispetto dei diritti altrui (e questo rientra nell’interdipendenza). Faccio giusto qualche esempio (che se vuoi puoi saltare): obbligo di rispettare la Costituzione, le leggi ordinarie, le leggi comunitarie, i trattati internazionali ratificati dall’Italia. Obbligo di pagare le tasse, quindi di accertamento del reddito, obbligo documentale (atti di nascita, avere un codice fiscale, un documenti di identità altrimenti se ti fermano e non ce l’hai ti possono trattenere, obbligo documentale di residenza, eccetera, scuola dell’obbligo, all’obbligo di vaccinazione, all’obbligo di essere curato in più casi (epidemie, no eutanasia), obbligo di rispettare il codice della strada. Basta o continuo? Qualsiasi attività tu fai stai tranquillo che c’è una o più norme che ne disciplinano (vincolano) il comportamento. (PUOI SALTARE DIRETTAMENTE QUI)
Nella stessa discussione ho risposto anche a questo punto cruciale che esprime esattamente lo stesso tipo di errore di logica che ho descritto all’inizio:
“Ora non vedo come il giocare di azzardo di un individuo possa ledere la mia libertà”.
Esattamente per questo motivo consiglio di leggere “la teoria dei gruppi” e la “teoria dei tipi logici” e le loro implicazioni, proprio perché approcciare il problema con la logica “dell’INDIVIDUO” invece che della “COLLETTIVITA'” non solo ci porta in errore, ma anche a generare confusione e paradossi.
[…] Un assioma fondamentale della teoria dei tipi logici è il seguente: “qualunque cosa presupponga tutti gli elementi di una collezione non deve essere un termine della collezione”, come sostengono Whitehead e Russell nella loro opera monumentale Principia Mathematica. Dovrebbe essere subito chiaro che il genere umano è la classe di tutti gli individui, ma non è esso stesso un individuo. Qualunque tentativo di trattare l’uno nei termini dell’altro è destinato a generare confusione e paradossi. Per esempio, il comportamento economico della popolazione di una grande città non si può capire nei termini del comportamento di un abitante moltiplicato, diciamo, per quattro milioni. Tra parentesi va detto che è stato proprio questo l’errore commesso a suo tempo dagli economisti che elaborarono la teoria definita oggi con disprezzo il modello economico di Robinson Crusoe. Una popolazione di quattro milioni non è soltanto quantitativamente ma anche qualitativamente diversa da un individuo perché implica sistemi di interazione tra individui. Analogamente, mentre i singoli membri di una specie sono di solito dotati di meccanismi di sopravvivenza ben determinati, si sa che l’intera specie può correre a capofitto verso l’estinzione […]
Tratto libro “CHANGE, Sulla formazione e la soluzione dei problemi.” di Paul Watzlawick, John H. Weakland e Richard Fisch
Quindi ora fatta luce sul fatto che il comportamento di un INDIVIDUO (giocare d’azzardo) non è l’elemento da valutare in se, quando l’impatto del gioco d’azzardo sulla collettività (cioè l’interazione quantitativa e qualitativa tra gli individui), ne deriva che il diritto, scopo e bisogno collettivo, possono risultare più forti di quelli dell’individuo e pertanto limitarne il comportamento. Se inizieremo a farci caso la stragrande maggioranza delle leggi viene realizzata da questi presupposti.
Pertanto invito ad abbandonare il ragionamento che parte dal INDIVIDUO, perché non solo non è quello usato ma impedisce di vedere come vengono prese (o dovrebbero essere prese) le decisioni politiche che si trasformano e traducono in genere in leggi.
Aggiungo e finisco, parlando di “libertà individuale”.
Qual è la più importante libertà che non abbiamo?
Siamo liberi di votare, di candidarci se non abbiamo impedimenti giudiziari a riguardo, quindi siamo libero di poter contribuire alla divisione e ridistribuzione del potere legislativo, e del potere esecutivo. Ma come semplici cittadini, non siamo liberi di poter contribuire alla divisione e ridistribuzione del più importante potere di tutti e non inserito nella divisione dei poteri di uno Stato, cioè quello che crea valore dal nulla, quello finanziario. A meno che non si riesca a creare un gruppo abbastanza forte di rappresentanza civile per cambiare le leggi a tal riguardo (e questo vuol dire cercare non solo di contrastare la più potente lobby del mondo, quando di sconfiggerla).
Perché lo stesso valore che loro generano dal nulla, noi in quanto Stato lo usiamo in qualità di debito, per pagare come Individui qualsiasi cosa nella nostra vita, dalle ore di lavoro, ad ogni bene, servizio o asset che ognuno di noi possiede. E lo usiamo come unità di misura del valore (anche se non conviene usarlo perché ha un errore tendente a infinito che si chiama inflazione, ovvero svalutazione).
E la chiamiamo erroneamente democrazia. La democrazia non è compiuta cari amici miei, non è compiuta. La strada e le battaglie da fare per portarla a compimento non è terminata. C’è ancora da lottare per acquisire la libertà più importante di tutte, la libertà di valore, sul valore, sulla diritto di poter contribuire alla divisione e ridistribuzione del potere valutario e finanziario.
Approfondimenti:
Consiglio il primo capitolo del libro “CHANGE, Sulla formazione e la soluzione dei problemi.” di Paul Watzlawick, John H. Weakland e Richard Fisch, dove sono magistralmente spiegate “la teoria dei gruppi” e la “teoria dei tipi logici” e le lori implicazioni.
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